Un pò di storia…la Cittadella della Salute Lorenzo Mandalari
L’odierna “Cittadella della Salute” sorge sulla vestigia dell’ex ospedale Psichiatrico “Lorenzo Mandalari”.
Prima del 1887 la città di Messina non era dotata di edifici destinati ad accogliere gli alienati, per cui la gran parte dei malati mentali veniva ricoverata nel manicomio di Palermo.
Durante l’epidemia di colera diffusasi a Messina nel 1887, per motivi igienici, è interrotto il consueto trasferimento dei malati a Palermo e gli alienati sono rinchiusi nel carcere di Messina, con evidenti gravi conseguenze per la loro assistenza: il giovane medico Lorenzo Mandalari (Melito Porto Salvo 1885-1908) che già aveva operato nel Manicomio di Aversa subito dopo la laurea nel 1884, per ovviare a questa insostenibile situazione (i malati mentali erano mescolati con i detenuti), acquista una piccola casetta in contrada Zaera e propone alle autorità cittadine, e in particolare al Prefetto Capitelli, di trasferirvi i malati rinchiusi nel carcere cittadino.
Dopo la nascita della piccola struttura in contrada Zaera, il Dott. Mandalari convinto della necessità di creare a Messina una struttura specializzata per il ricovero e la cura dei malati di mente, e confortato dall’approvazione delle autorità cittadine, avvia la proposta di fondare un nuovo manicomio seguendo i più recenti criteri per l’assistenza degli alienati.
Per realizzare tale prima struttura messinese è individuato il complesso dell’ex Convento di Santa Maria del Gesù, posto nella zona nord della città, in località Ritiro, lungo l’argine del torrente San Michele.
L’ex convento, danneggiato in occasione di alluvioni e dello straripamento del torrente San Michele-Badiazza, era stato reso accessibile da sud dopo che l’amministrazione comunale aveva provveduto ad arginare il torrente rendendo sicura la zona.
Il progetto, redatto nel 1889 dall’ingegnere Felice Minoliti su incarico di Lorenzo Mandalari, prevede l’adattamento a manicomio dell’ex complesso conventuale, con un impianto a forma quadrangolare articolato attorno all’attuale piazzale d’ingresso, e un corpo avanzato che si allungava a sud-ovest.
Al suo interno, e a ovest dello stesso vi era un giardino, oggi unificato a formare l’ampio piazzale d’ingresso.
Lo scopo principale della nuova istituzione manicomiale era di riportare a Messina tutti i malati di mente in precedenza ospitati nei vari manicomi d’Italia: basti pensare che nel 1900, mentre il manicomio Mandalari constava solo 90 malati, quello di Palermo contava circa 150 alienati, appartenenti alla sola provincia di Messina.
Nel 1903 nel nuovo Manicomio Mandalari i ricoverati arrivano a circa 300, avendo qui riunito tutti i malati originari della provincia messinese provenienti da altri manicomi; nel 1904 è ampliato l’organico del personale, portando a tre il numero dei medici e aumentando la quantità sia degli infermieri sia il personale di segreteria.
Successivamente nel 1904 Lorenzo Mandalari, direttore e proprietario del manicomio, acquista altri terreni per realizzare sia nuovi padiglioni sia una colonia agricola – comprende la vaccheria, i servizi generali, i magazzini per la “Lavoreria” – sia, infine passeggiate e cortili.
Al covento vanno così ad aggingersi, sul lato sud al di là del torrente, gli edifici adibiti ad azienda agricola e lavanderia, mentre sul confine nord, posizione panoramica, viene realizzata la “Casa della Salute”, un padiglione stile Liberty, figurativamente caratterizzato dal corpo ottagonale dìingresso.
Per rendere più agevole l’accesso dalla strada provinciale per palermo ed evitare un lungo percorso, nel 1906 Mandalari acquista anche un ampio vigneto di 22.000,00 mq tra il torrente San Michele (oggi viale Giostra) e la strada per Palermo, dove per poter ampliare l’area da destinare ad attività agricola ed ergo-terapica.
Il terremoto del 1908 costituisce uno spartiacque nella conduzione e nella crescita del manicomio.
Il suo fondatore e proprietario, Lorenzo Mandalari, muore con tutta la sua famiglia sotto le macerie della sua casa di via Aligheri, nel centro di Messina.
La proprietà di tutti gli immobili e terreni passa ai suoi eredi, mentre la conduzione amministrativa del manicomio è assunta dal nipote, l’avvocato Filippo Mandalari, e la direzione sanitaria affidata a Guglielmo Mondio.
Le strutture edilizie non subiscono danni a causa del sisma e, dopo lo scompiglio generale dei primigiorni, il manicomio viene riordinato, riprende l’attività abituale e i nuovi dirigenti tracciano subito un altro programma di ampliamento.
Se nel 1908 il manicomio è costituito da due soli fabbricati per accogliere circa 300 ricoverati, nel 1912 è formato da dieci padiglioni, tutti perfettamente arieggiati e forniti di luce elettrica e di acqua potabile, di un panificio e un’estesa lavanderia, raggiungenfo una capienza di 874 ricoverati.
Nel 1928 l’Amministrazione provinciale di Messina entra in possesso dell”Ospedale psichiatrico; due anni dopo, il 27 giugno 1930, contraendo un mutuo decennale di L.8.000.000 con la Cassa Nazionale delle Assicurazioni Sociali, acquista dagli eredi Mandalari la proprietà dell’intera struttura: alla data il complesso ospedaliero ospita 1230 ricoverati, che diventano 1330 il 31 maggio 1931, sebbene il commissario Prefettizio dell’epoca valutasse, come limite massimino di accoglienza, a lavori di ristrutturazione ultimati, il numero di 800 posti letto.
Per fare fronte alle aumentate esigenze di assistenza tra il 1930 3 il 1932 è avviato, per iniziativa della Provincia, un nuovo piano di ampliamento e ristrutturazione dell’intero complesso ospedaliero; ciò comporta l’esproprio dei terreni confinanti a est dell’area originaria, riservandoli all’edificazione di nuovi padiglioni, e di altre aree poste tra il torrente Tremonti-Ritiro e la strada provinciale di Palermo, destinandole ad ampliare l’attività ergo-terapica, volendo configurare la colonia agricola come una vera e propria azienda.
Il progetto per l’ampliamento e sistemazione dell’ospedale psichiatrico Mandalari, redatto dall’Ufficio Tecnico dell Provincia (che utilizza in parte un precedente progetto dell’ingegnere Bruni) prevede, non solo la ristrutturazione dei padiglioni esistenti con criteri moderni, ma anche la costruzione di nuovi padiglioni:
- un padiglione per 90 posti letto, destinato alle donne epilettiche e agitate
- un padiglione per tubercolotici e malattie infettive
- un padiglione per ospitare la camera mortuaria e la sala per le autopsie
Significativamente, sono inoltre costruite la nuova lavanderia e la sala per gli spettacoli.
In tal modo l’ospedale psichiatrico appare essere composto di due parti: quella a monte, con i padiglioni e il pensionato destinata all’ospedale propriamente detto; quella a valle tra il torrente Giostra e la strada provinciale per Palermo, sestinata invece alla lavanderia e alla colonia agricola.
La configurazione aggiunta, nonstante il progetto del 1955 per la modernizzazione e ampliamento della colonia agricola, e a parte vari interventi attuati per l’aggiornamento degli impianti e per la manutenziaone ordinaria degli edifici, è stata mantenuta sino all’inizio degli anni ottanta.
Al contrario, sono state progressivamente eliminate tutte le attività integrative come quelle legate alla colonia agricola. Gia molto tempo prima della Legge 180/78, l’Amministrazione provinciale di Messina si era orientata verso l’edificazione di un nuovo manicomio in contrada Papardo, poi riconvertito in Ospedale Generale. Ciò aveva creato una situazione di attesa e di sospensione di ogni ipotesi di intervento radicale sulla vecchia struttura ospedaliera, dando così inizio a una lunga fase di progressivo degrado e al contrarsi proprio degli aspetti piu “moderni” dell’organizzazione sanitaria, fino alla cancellazione di quell’attività ergo-terapica che aveva collocato l’ospedale psichiatrico Mandalari all’avanguardia in campo nazionale.
L’attuazione della riforma sanitaria in Sicilia e l’avvento delle UU.SS.LL., tuttavia, consente di tamponare le emergenze più gravi e di gettare le basi di una nuova attenzione nei confronti del grande numero di ricoverati che dovevano continuare a essere assistiti.
Il progetto del 1989 – redatto dall’ingegnere Alberto Russo (capogruppo), dagli architetti Giuseppe Aveni e Salvatore Geraci, e dagli ingegneri Giuseppe Puglisi, Antonio Teramo e Leone Zingales – prevede una serie di interventi edilizi volti al “superamento della struttura manicominiale” e alla sua trasformazione in un organismo concepito come “comunità residenziale per lungodegenti”, con attività integrative e luoghi di scambio sociale, in ottemperanza alle più recenti normative in materia di edilizia sanitaria.
Il progetto comprende diverse operazioni di risanamento e riconversione degli edifici esistenti del complesso, divenuto ormai obsoleti e inadeguati ai più moderni standard di sicurezza e igienico-sanitari, risolvendo inoltre una serie di inadeguatezze nei servizi sanitari e negli impianti tecnici.
Gli interventi successivi al progetto del 1989 riguardano sostanzialmente la sistemazione degli spazi esterni e la ristrutturazione dei padiglioni più prossimi al viale Giostra, nella parte ovest del complesso, destinati alla direzione, al day ospital uomini e al 1 Reparto uomini e donne.
In particolare in quest’ultimo è demolito lato ovest, aprendo le corti verso la strada di servizio, ed è rimodulato l’interno per accogliere i nuovi uffici della Cittadella della Salute.
Inoltre, sono demoliti i padiglioni che accoglie
Mandalari raccoglie 31 perizie su soggetti imputati di reati gravi contro la persona utilizzando metodologie ufficiali del tempo e ispirandosi al modello lambrosiano.
Divide i malati in due categorie a loro volte suddivise in quattro: delinquenti degenerati e non degenerati (sadista assassino, omicida selvaggio e a tinta politica, patricida, tipo di squilibrato ladro camorrista e buffone, imbecille moale freddo, erotomane, matricida paranoide, donna cirminale pazza, paranoici, brigante persecutore transitorio ecc…) Per ogni scheda storia del malato, anamnesi, esame obiettivo, diagnosi.